L’incontinenza urinaria? Si può risolvere!

La dottoressa Carla Cantiani, fisioterapista specializzata in rieducazione del pavimento pelvico, ci parla della patologia e dell'approccio per che soffre di incontinenza urinaria.

Intervista a Carla Cantiani

Negli ultimi anni la comunicazione mediatica sta presentando l’incontinenza urinaria come una forma di disagio cui ci si deve serenamente abituare, anche in giovane età. Unica soluzione proposta: indossare pannolini di protezione specifici sempre più perfezionati.
La dottoressa Carla Cantiani, fisioterapista specializzata in rieducazione del pavimento pelvico, ci spiega che le cose non stanno proprio così.

L’incontinenza urinaria è una patologia di forte impatto sulla vita sociale di chi ne soffre, e può portare a ricadute psicologiche importanti, con tendenza all’isolamento del paziente fino a forme di depressione anche grave.
In Italia questa patologia colpisce circa il 10% della popolazione. Nonostante non vi siano statistiche precise, si stima che il 20% dei casi riguardi le donne al di sotto dei 30 anni e il 40% quelle in età compresa tra i 30 e i 50 anni.
“A mio avviso i numeri sono sottostimati. E le incalzanti pubblicità di pannolini per urina ne danno la conferma” afferma la dottoressa Cantiani.

Quali sono le principali cause dell’incontinenza urinaria?
Le forme di incontinenza possono essere di 3 tipi:
– da sforzo, detta anche da stress, con un pavimento pelvico ipo-attivo;
– da urgenza, a volte con un pavimento pelvico iper-attivo;
– mista (sia da sforzo che da urgenza).
Nelle donne la causa primaria è spesso la gravidanza, ma anche la menopausa, eventuali prolassi, e l’obesità. Esistono poi patologie primarie neurologiche che possono nel tempo portare a forme di incontinenza.
Negli uomini la causa primaria di incontinenza è l’intervento chirurgico di prostatectomia in seguito a iperplasia prostatica (ingrossamento della prostata).
In generale, per tutti: obesità, sedentarietà, infortuni, terapie radiologiche.

Quali sono i sintomi rivelatori di questa patologia?            
Avere piccole fughe o gocce di urina dopo uno starnuto, una risata o un colpo di tosse, oppure sollevando dei pesi, è già un campanello di allarme importante, che se trattato per tempo può portare a una rapida risoluzione.
Doversi alzare di notte più volte per fare pipì può essere un segnale che indica che va seguito un protocollo diagnostico e, a seguire, un percorso riabilitativo.
Altri segnali possono essere il non riuscire a trattenere le urine quando si rientra a casa e si iniziano a cercare le chiavi nella borsetta, e anche se, dopo essere usciti dal bagno, ci si ritrova a bagnarsi di nuovo senza poterlo controllare.

Tendenzialmente, una donna che usa quotidianamente un salvaslip ‘di sicurezza’ è una candidata a una valutazione del pavimento pelvico.

Cosa fare quando si presentano i primi sintomi?
Non abbiate vergogna di affrontare l’argomento con il vostro medico non appena si presentano le prime avvisaglie. Parlo, in particolare, alle donne, che sono le più restie a esternare il problema e sono bombardate da una comunicazione che tende a presentare il disturbo come un processo naturale e irreversibile.
Secondo uno studio americano di qualche anno fa, circa il 95% delle donne incontinenti, che avevano partecipato all’indagine, non avevano fatto accenno del problema al proprio medico di base. Per tutte le donne è ancora considerato un tabù, una cosa di cui si fa fatica a parlare. Si preferisce comprare direttamente degli assorbenti, senza sapere che esistono tanti modi e diversi specialisti per curare questa disfunzione.

Esiste quindi una cura per questa patologia?
Sicuramente, l’adozione di uno stile di vita sano ed equilibrato (alimentazione, attività fisica costante, diminuzione nell’assunzione di sostanze intossicanti come fumo, caffeina e alcol) è la base per impostare un percorso di cura.
La cura dipende dalla visita specialistica dell’urologo e dalla diagnosi conseguente. In alcuni casi ci sarà bisogno solo ed esclusivamente della riabilitazione del pavimento pelvico, in altri sarà necessario affiancare una terapia farmacologica. In generale possiamo dire che imparare i corretti comportamenti, aumentare la consapevolezza del pavimento pelvico e apprendere i giusti esercizi da ripetere quotidianamente migliora notevolmente la condizione fino alla risoluzione del problema.

Cos’è il pavimento pelvico?
Il pavimento pelvico è quell’insieme di muscoli, fasce e tendini che sorregge utero, vescica, retto e vagina. Un rilasciamento di tali tessuti può portare a incontinenza, prolassi dell’utero, della vescica e del retto, stipsi cronica; così come un eccesso di tono muscolare (ipertono) può creare disfunzioni dolorose croniche o acute, presenti soprattutto nelle giovani donne, come la vulvodinia (dolore vulvare) e la conseguente dispareunia (difficoltà ad avere rapporti sessuali).
In alcuni casi si arriva a cronicizzare il problema a causa del ritardo nella diagnosi, andando a instaurarsi un vero e proprio Dolore Pelvico Cronico (CPP: chronic pelvic pain).
È importante che si sappia che, nonostante quanto si creda, il rilassamento (ipotono) così come l’ipertono dei muscoli del pavimento pelvico sono problemi che riguardano sia gli uomini che le donne.

Quali sono le figure abilitate alla riabilitazione del pavimento pelvico?
Per quanto riguarda la donna, il primo contatto dopo il parto avviene con l’ostetrica, con la quale può iniziare un lavoro di consapevolezza per poi essere indirizzata verso percorsi diagnostici e riabilitativi.
La riabilitazione del pavimento pelvico compete al fisioterapista, il quale è abilitato dal suo profilo professionale a effettuare il recupero della funzione persa, sia nell’uomo che nella donna e anche nel bambino. Il recupero della funzionalità viscerale, come nel caso della stipsi o dell’incontinenza, è compito del fisioterapista qualificato, attraverso percorsi formativi specifici e accreditati.
Il fisioterapista è inoltre abilitato a utilizzare dispositivi di terapia fisica (Tecar terapia, elettrostimolazione) e terapia manuale.

In cosa consistono gli esercizi e quanto tempo può servire per superare il problema dell’incontinenza urinaria?
Il tempo dipende ovviamente dalla diagnosi: verosimilmente, prima viene fatta, prima si guarisce.
Gli esercizi dipendono anch’essi dal tipo di diagnosi. A volte sono solo correzioni dello stile di vita e delle errate abitudini della persona, altre volte sono esercizi da ripetere quotidianamente per almeno due mesi di trattamento.
Altre volte è necessario utilizzare apparecchiature elettromedicali come il bio feedback o le correnti a bassa frequenza.
Non servono ore e ore di esercizi, bastano 15 minuti al giorno. Nel giro di poco tempo la persona sarà in grado di applicarli ai movimenti ordinari della vita quotidiana.
Si inizia sempre con esercizi che aumentano la consapevolezza della postura del paziente, della sua modalità respiratoria, della sua percezione di come sappia attivare o rilassare quella parte di muscolatura perineale. Successivamente si procede con l’insegnamento di tecniche specifiche di reclutamento muscolare o rilassamento, a seconda dei casi.

DA ARTEMEDICA N.62