Vagabondi per Natura: un giorno in viaggio con ViandantiSì

Dei principali aspetti ai quali possiamo oggi ricondurre l’attività dell’Antroposofia – medicina, arte, pedagogia Waldorf e agricoltura biodinamica – quello agricolo è rimasto per lungo tempo quasi sconosciuto ai più, antroposofi compresi.

di Tudor Popa

Dei principali aspetti ai quali possiamo oggi ricondurre l’attività dell’Antroposofia – medicina, arte, pedagogia Waldorf e agricoltura biodinamica – quello agricolo è rimasto per lungo
tempo quasi sconosciuto ai più, antroposofi compresi.
Eppure attualmente è l’elemento trainante, il più vitale del mondo antroposofico, specialmente in Italia, dove è stato diffusamente accolto; motivo per cui il Bel Paese non ha, per una volta, nulla da invidiare ad altri in fatto di innovazione in questo campo. Se da un lato l’ampia diffusione della biodinamica in Italia può far ben sperare, nella misura in cui è in grado di avvicinare sempre più persone ai principi steineriani, dall’altro lato lo sviluppo del mercato del biologico rischia di diventare e rimanere una semplice moda.
Sono infatti sempre di più gli imprenditori e i consumatori che si affacciano al biologico-biodinamico senza nemmeno fingere di conoscerne i principi, attratti da quella che gli esperti di marketing definirebbero proprio come una cash cow (“mucca da mungere”, per rimanere in tema).
È qui che entra in gioco NaturaSì, che ancora una volta dimostra di saper leggere i tempi e agire di conseguenza. L’azienda veneta leader nella biodinamica ha infatti deciso di promuovere tramite il progetto ViandantiSì (che già da due anni propone ai consumatori viaggi di alcuni giorni in realtà come Sekem in Egitto, il Goetheanum a Dornach o Dottenfelderhof in Germania) una serie di gite a più breve raggio, della durata di un giorno, nel cuore del Veneto, per vedere dove e come è nata, e come va avanti, la realtà del biodinamico. Proprio al primo di questi viaggi ho preso parte il 27 giugno scorso.

Due vitelli ci osservano non senza timore dal loro angolo di stalla alla San Michele. © Tudor Popa

La giornata inizia alle 10 del mattino a Cortellazzo di Jesolo (VE), per visitare l’azienda agricola San Michele. Ci accompagnano a spasso nel verde Ilaria Vudafieri, curatrice di ViandantiSì, Debora, di NaturaSì, e due ragazzi della San Michele: Alice e Andrea. Con la loro guida, e dopo aver conosciuto un po’ di storia dell’azienda, il nostro gruppo di trenta persone circa (sempre con i dovuti distanziamenti) passa la caldissima mattinata a visitare l’azienda, dalla sala di mungitura, dove Andrea ci spiega tra l’altro che le mucche vengono munte normalmente mattino e sera, alle
stalle.
Questa seconda tappa meriterebbe le si dedicasse un libro intero. Ci affacciamo infatti dall’esterno su un complesso molto grande, parzialmente aperto, quasi interamente in legno, dal soffitto altissimo, costruito secondo i canoni della bioedilizia. Mucche e vitelli sono liberi di muoversi in spazi ampi, dal suolo a tratti sabbioso e a tratti ricoperto di paglia, e li vediamo mentre ci corrono incontro dall’altro lato della stalla, quasi come dei bambini giocosi, per poi arrestarsi a due passi da noi in prossimità delle sbarre che delimitano la struttura. Alice ci racconta le difficoltà incontrate nel costruire una struttura simile, dai bulloni voluti rigorosamente arrotondati agli angoli della stalla, voluti anch’essi arrotondati per conferire armonia al complesso come per la sicurezza degli animali stessi. Questi sono infatti mantenuti ‘cornuti’, e le nostre guide ci rammentano l’importanza delle corna per l’animale secondo la biodinamica, in primis per mantenere il contatto con le forze del cosmo.
Proseguiamo visitando lo spazio dedicato all’apicoltura, componente essenziale di un’attività agricola. Tra le arnie, immersi in uno spazio meraviglioso e circondati dai fiori, Fabio, il faunista dell’azienda, e Andrea ci spiegano l’importanza delle api per l’agricoltura e il verde in generale, la scelta di non portarle in giro per l’impollinazione come molti apicoltori fanno, e la sedentarietà di questi animali, che, se lasciati liberi, difficilmente percorrono un raggio superiore a un chilometro in cerca di fiori. Aggiungono che per valorizzare e incentivare la biodiversità hanno disposto dei canneti ai lati dei campi e tra un campo e l’altro, creando percorsi sicuri per le specie selvatiche della zona.

La mattinata termina nello spaccio della fattoria, dove i nostri ospiti hanno organizzato un rinfresco per salutarci, con l’augurio di rivedersi presto.
Ci spostiamo quindi a Zoppé di San Vendemiano (TV), dove si trova la sede centrale di EcorNaturaSì. In questo immenso edificio dagli interni in vetro e legno, dopo un eccellente
e abbondante pranzo preparato dall’abile staff della mensa aziendale, incontriamo Fabio Brescacin. Non senza una certa emozione stringo la mano a uno dei fondatori dell’attuale
NaturaSì, pionieri della diffusione dell’agricoltura biodinamica, e di tutto ciò che vi sta dietro, in tutta Italia e non solo. Brescacin, in un’ampia sala riunioni, ci racconta la storia e i valori che stanno alla base del mondo Ecor, partendo da quando, con un gruppo di agricoltori convertitisi
alla biodinamica, è stato aperto il negozio Ariele a Conegliano, 30 anni fa, fino all’etica che l’azienda persegue ancora oggi in tutte le sue attività, dalla collaborazione con Banca Etica al trattamento dei dipendenti, fino alle consegne nei negozi.
Conclude il discorso leggendo alcuni punti della mission aziendale, della quale ci dona alcune copie, per poi accompagnarci nei magazzini, dove ci vengono illustrati da alcuni dipendenti i complessi funzionamenti dell’apparato logistico aziendale, che rifornisce gli oltre 300 punti vendita distribuiti in tutta la penisola.

Passeggiando lungo l’orto biodinamico. © Tudor Popa

La ciliegina sulla torta è la visita negli orti dei dipendenti, ai quali sono stati infatti affidati degli spazi verdi da coltivare sotto lo sguardo attento dell’abile curatore Valerio Todero, abbronzatissimo giardiniere che incarna l’essenza del pollice verde. Ci ritroviamo quindi a passeggiare tra fiori e ortaggi in un tripudio di colori proprio di fianco all’azienda, consci che la possibilità di farlo tutti i giorni per chi vi lavora debba essere un toccasana per l’anima.

Salutati Brescacin e i suoi collaboratori, facciamo pochi chilometri per raggiungere Conegliano e
Ariele, il pionieristico negozio aperto dai fondatori del gruppo negli anni Ottanta e oggi primo store NaturaSì,enorme punto vendita comprensivo di bar e ristorante. In un’accogliente sala ristoro incontriamo Armando Fava, direttore generale di EcorNaturaSì, che ci spiega le politiche aziendali circa gli approvvigionamenti di materie prime quali caffè e cacao e la collaborazione
con i produttori sudamericani, che ha portato alla formazione di realtà biodinamiche anche nel nuovo continente, dove lui stesso si reca frequentemente per monitorare la situazione.

L’interno di una delle aule del pianterreno della scuola, utilizzata dai bambini delle prime classi. © Tudor Popa

Dopo questo incontro e un breve tour del punto vendita ci rimettiamo in marcia per raggiungere di nuovo la vicina San Vendemiano, dove, in via Rudolf Steiner, ha sede l’ultima tappa della giornata: la scuola Waldorf Novalis. Fondata nel 1996 dal gruppo antroposofico locale “Giovanni Battista Cima da Conegliano”, la scuola Novalis ha sede dal 2009 in un moderno edificio che colpisce a prima vista da fuori, ma non cessa di stupire anche all’interno. Costruita secondo i principi della bioedilizia, dove a forme e materiali è attribuito un preciso significato che si esplica nella ricercatezza con cui vengono utilizzati, la scuola accoglie oggi i propri studenti sin da bambini nell’asilo e, tra le poche in Italia, li accompagna fino alla maturità, o, per dirla in termini Waldorf, alla “tredicesima classe”. Siamo accolti dal maestro Armando Comoretto, che ci spiega come l’istituto offra un diploma in Biodinamica e in Bioedilizia, e ci ricorda che, per rimanere
in tema, quel giorno stesso si sono tenuti gli orali di maturità. Ci accompagna poi in un tour dell’istituto, spiegandoci la pedagogia Waldorf alla base dell’insegnamento, mostrandoci le aule e i lavori degli studenti, che fin da bambini sono abituati a cucire, filare, intagliare, costruire, suonare. Purtroppo la situazione attuale non permette una visita completa di tutte le aule e i laboratori, ma rimaniamo comunque incantati dai giochi di luce che si proiettano sulle magnifiche pareti variopinte del corridoi e delle classi, volute per educare i giovani al bello, in un mondo fatto di grigi.
La giornata si conclude così proprio nella via intitolata a Rudolf Steiner, senza il quale nulla di quanto visto oggi sarebbe stato possibile. L’impulso dato all’agricoltura, alle scienze e alle arti è oggi vivo più che mai, basta saperlo cercare, e proprio a questo è servito trascorrere una giornata, come tante altre ne verranno, sotto la guida di coloro che lavorano per, con, o anche solo vicino a EcorNaturaSì: educarsi a vedere ciò che è bello, ciò che è buono, ciò che è sano.

Da ArteMedica n.59

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