Francesca Valtolina
Mentre il silenzio delle nostre strade permette di udire il canto degli uccelli che godono di questa bellissima primavera di luce e colori, mi soffermo ad ascoltare la mia stanchezza e la mia confusione che nascono dagli accadimenti a questa nostra umanità.
Nei piccoli ritagli tra le numerose pratiche burocratiche, telefonate e brevi visite ai pazienti in una gestione ambulatoriale davvero insolita e complessa, dettata dall’emergenza in atto, penso alla bellezza della natura con le sue stagioni. Sento il bisogno di attingere forze da essa e ho il desiderio di parlarvi di una grande storia d’amore: la storia d’amore tra Universo e Natura dalla quale viene partorito l’Uomo.
Esiste un grande mondo: il mondo dei Pensieri, dell’Amore e del Volere. In questo mondo ci sono i Pensieri, i progetti dell’universo; c’è l’Amore, il desiderio di realizzare questi progetti del sentire universale; e c’è la realizzazione, quindi la manifestazione fisica e l’azione del Volere universale.
Il grande mondo ha realizzato, condensando in materia, Il Progetto: l’Essere Umano. L’uomo che è ed esiste solo se inserito nell’Universo intero, nella Natura e nella relazione con l’Altro. Il suo nome è scritto in cielo ed egli è l’onomasta: dà il nome a ogni cosa.
L’uomo porta dentro di sé tutti e tre i grandi mondi: il mondo dei Pensieri che infonde il suo pensare, il mondo dell’Amore che irrora il suo sentire, il mondo del Volere che diventa la sua volontà. L’uomo crea portando fuori da sé l’infinito mondo dei pensieri, dell’amore e dell’azione in un continuo movimento ‘dentro-fuori’ e ‘fuori-dentro’ di luce e calore.
-Il mondo del Pensiero universale realizza nell’uomo il sistema neurosensoriale.
-Il mondo del Sentire universale realizza nell’uomo il sistema ritmico.
-Il mondo del Volere universale realizza nell’uomo il sistema metabolico e delle membra.
In continuo movimento io ho pensieri, sento che sono simpatici o antipatici, e ho un movente, ossia qualcosa che mi muove dentro e mi porta a realizzare quei pensieri che io sento e creo.

L’Universo è, e nel suo essere è unità; la Natura, inserita nel tempo e nello spazio, realizza secondo le leggi del tempo e dello spazio; dall’unione sponsale tra Universo e Natura nasce l’uomo che realizza in sé l’Unità.
L’uomo è l’essere minerale, vegetale e animale: come minerale è costituito di sostanza fisica, come vegetale è soggetto alla conduzione esterna, come animale è prigioniero delle leggi della natura che si manifesta nel suo corpo, come uomo è conoscente e consapevole, pertanto libero e responsabile di agire nella direzione del Sommo Bene, ossia di quel bene che unisce il bene del singolo col bene del tutto. Questa è la massima libertà, perché include la responsabilità.
Osserviamo il simbolo dell’oro, il metallo del sole, rappresentato da un centro e una periferia. L’uomo è la realizzazione di questo simbolo in movimento: un continuo movimento tra centro e periferia. La vita dell’essere umano sulla terra è possibile solo nel continuo movimento, nella continua oscillazione tra i poli, come una bilancia che non si ferma mai.
Il nostro corpo fisico insegna: tutti i ritmi del nostro corpo ci insegnano che la vita dell’uomo si realizza proprio in una oscillazione. Il sonno e la veglia, la coscienza e l’incoscienza, la fame e la sazietà, la simpatia e l’antipatia, il caldo e il freddo, l’iperglicemia e l’ipoglicemia realizzano la vita non in un punto statico, al centro tra i poli, ma in piccole e grandi oscillazioni che permettono il mantenimento della vita. L’uomo è non a destra, non a sinistra, non al centro; non dietro, non davanti, non in mezzo; non sopra, non sotto, non a metà; è tutti e tre in unità, in continua oscillazione e movimento.
Il numero 3 è il numero della vita che nell’uomo si eleva all’unità: il 3 che diventa 1 e l’1 che è 3. Questa è la massima libertà perché include l’unità. Con questo fondamento mi accingo a parlare delle stagioni fuori e dentro di noi.
Osservare le stagioni fuori di noi, nella natura, ci permette di vedere l’incontro tra la Terra e il Cosmo, ma se facciamo un piccolo sforzo vediamo che esse sono evidenti anche all’interno dell’uomo come massima espressione del Sommo Matrimonio e diventano fonte alla quale dissetarci, assetati di coraggio.
Questo mio scritto vorrebbe proprio far cogliere l’insegnamento che ci dà l’osservazione delle stagioni nella natura, nell’uomo come essere con le sue emozioni e le sue malattie e nel percorso dell’uomo nella sua vita terrestre.
Accostiamoci alla primavera
La primavera è la stagione che vede il passare dall’inverno all’estate, dalla notte al giorno, dal buio alla luce. È una stagione di movimento, una stagione di passaggio dal dentro al fuori, dal freddo al caldo. La Terra espira il suo calore custodito, lo lascia uscire a incontrare le forze del cosmo.
Osserviamo il movimento della gemma. Il ramo durante l’inverno sembra privo di vita, ma immaginiamo ciò che non vediamo: le forze che dalla terra, nella quale sono inserite le radici, prendono possesso del tronco del ramo e danno vita alla piccola gemma che fa capolino, esce, attratta dalla luce del sole e si fa colore.
Osserviamo ora l’uomo. L’ansia, manifestazione dell’anima, e l’allergia, manifestazione fisica, sono espressione della primavera come paura di uscire, paura di ‘andare verso’, paura di aprirsi. L’allergia è una reazione immunitaria che genera un sintomo, un disturbo come reazione a un allergene, ossia un’entità esterna al nostro organismo che in sé non è patogena ma lo diventa perché è il mio stesso organismo che crea una reazione di rifiuto.
L’ansia è la manifestazione della paura di andare verso ciò che è fuori di me, che è ‘altro’, ‘diverso’, perché ‘andare verso’ comporta poi l’incontro che significa anche confronto.
E allora la primavera ci insegna il coraggio della simpatia, il coraggio di ‘andare verso’, il coraggio di confrontarci col fuori di noi. Questo coraggio ci dà la possibilità di non diventare di pietra di non diventare fortezze invalicabili. E se non diventiamo pietra rimaniamo morbidi, teneri come i bambini. L’infanzia è proprio il sorgere della primavera della vita umana.
Nella biografia dell’uomo, ossia nel percorso che l’essere umano scrive nel suo tempo terrestre, la primavera è la prima fase, quella che va dagli 0 ai 21 anni. Il seme, che è l’essere in potenza presente nel grembo materno, si apre alla vita come una gemma che diventerà fiore. Sviluppiamo il corpo quale strumento fisico e animico pronto per vivere la sua vita sulla terra, l’essere è in crescita e apprende in tutto e per tutto dipendendo dall’incontro col fuori di noi. Cresciamo andando verso il mondo. Riceviamo il latte fisico, nutriti e accuditi, il latte animico, presi per mano e condotti, il latte spirituale, ascoltati nei nostri grandi ideali, rispettivamente nelle tre fasi in cui cresciamo 0-7, 7-14, 14-21 anni.
Il corpo ereditato, geneticamente determinato e amato dall’ambiente in cui è inserito, diventa tempio che accoglie lo spirito e, attraverso l’incontro con l’altro, col fuori di sé, sviluppa e lascia fiorire la propria anima che non è altro che imparare l’arte di essere umani.
Nella primavera biografica vengono così poste le premesse alla salute fisica, alla salute animica e alla salute spirituale.
Immagino di essere seduta sotto il bersò nel giardino di Casale Marittimo con vista sulle brulicanti colline della Toscana e di bere alla ‘coppa della primavera’ che mi insegna il coraggio di ‘andare verso’ aprendo la porta del mio finito sull’infinito.
Accostiamoci ora all’estate
In estate siamo fuori, siamo nel sole, nel giorno, nella luce, nella veglia. La terra è nella pausa espiratoria: le forze della Terra sono uscite e vivono un caldo abbraccio con le forze cosmiche.
Osserviamo la gemma: è diventata fiore, si è aperta completamente e lascia uscire da sé tutto il suo calore nel polline e nel profumo.
Osserviamo l’uomo. L’uomo estivo è fuori di sé dalla rabbia, manifestazione dell’anima, e si infiamma come fuoco che brucia, manifestazione fisica. L’infiammazione è una reazione acuta di difesa, avviene perché qualcosa che è fuori di me (infiammazione da agente esogeno) entra dentro di me e non riesco ad accoglierlo, voglio bruciarlo, voglio eliminarlo; oppure quando qualcosa che è nel mio organismo stimola una risposta immunitaria (infiammazione da agente endogeno).
La rabbia, l’ira, nasce dal voler far valere a tutti i costi il mio pensiero sopra il pensiero dell’altro per paura di far entrare un’idea che giunge da un altro col rischio di perdere me stesso.
E allora l’estate ci insegna il coraggio dell’empatia, il coraggio di abbracciare l’altro in un’unità che coesiste con l’individualità. Questo coraggio ci permette di mantenere il nostro calore senza bruciare, senza distruggere; di accogliere l’inaccettabile apparente mantenendo la nostra individualità.
L’estate biografica, che va dai 21 ai 42 anni, è la giovinezza. In questa fase ha pieno sviluppo l’anima perché lo spirito è profondamente inserito nel corpo fisico. Le forze dell’Io si impegnano nello sviluppo dell’anima e si vive fuori nel mondo. Corpo e spirito vivono uno straordinario equilibrio che ci permette di sviluppare al massimo la nostra fecondità fisica, lavorativa, familiare, indipendentemente dalle scelte di vita.
Nell’estate biografica si pone così la premessa alla possibilità di essere veramente uomo capace di diventare creatore di meraviglie.
Immagino di essere seduta sul terrazzo con vista mare della casa vacanze dei Padri Barnabiti a Misano Adriatico e di bere alla ‘coppa dell’estate’ che mi insegna il coraggio di abbracciare il diverso perdendo il confine tra finito e infinito.
Accostiamoci ora all’autunno
Il calore estivo ‘tutto fuori’ diventa visibile nel trasformarsi dei colori delle foglie autunnali. Dalla grande luce della pausa estiva, tutta verso il cosmo, ci troviamo a un nuovo momento di passaggio: dall’estate all’inverno, dal giorno alla notte, dalla luce al buio, dalla veglia al sonno. Avviene un passaggio del calore da fuori a dentro, la terra inspira le sue forze e il Cosmo le lascia andare con nostalgia.
Col finire dell’estate il fiore diventa frutto e presagisce ciò che accadrà: tutto il calore della vita entra e si concentra in un piccolo essere, il seme.
Osserviamo l’uomo. L’uomo si angoscia, manifestazione dell’anima, e sviluppa le malattie autoimmuni, manifestazione fisica. Le malattie autoimmuni nascono da una reazione del nostro sistema immunitario contro componenti del nostro corpo e sono caratterizzate da processi di infiammazione e degenerazione del nostro stesso organismo.
L’angoscia nasce dalla paura di guardarci dentro, perché possiamo provare antipatia per noi stessi, perché non riusciamo a vedere il calore che esiste per opera nostra, il calore interiore. Entrare in noi stessi può significare trovare il buio, il freddo, il nulla. L’osservazione dei movimenti autunnali ci insegna il coraggio dell’antipatia, il coraggio di guardarci dentro e di amarci per quello che siamo: per le nostre fragilità e per le nostre potenzialità.
Nell’autunno della biografia, dai 42 ai 63 anni, viviamo il momento della maturità. Rientriamo piano piano in noi stessi alla ricerca del nostro spirito. Solo adesso, dopo che il corpo è cresciuto ed è maturato e l’anima è fiorita nei percorsi della vita, possiamo rientrare in noi stessi e vedere chi siamo, ri-conoscerci. Le forze dell’individualità si impegnano nello svelarsi dello spirito. Il corpo è compenetrato dallo spirito da dentro, ogni organo lo è. È questo l’inizio del vero periodo del coraggio di vedere la luce in noi e di farne dono: fecondità spirituale.
Dai 49 ai 56 anni questo lavoro di introspezione fa nascere il desiderio di scoprire l’armonia tra i miei bisogni e i bisogni del mondo. Sto lavorando in sintonia col tutto? Il progetto che ho realizzato è in armonia col tutto?
È il momento di raggiungere la vetta e di essere aquila per spiccare il volo. Se ci amiamo possiamo continuare a vivere, anche se il fisico si fa più trasparente e più fragile, perché, svelando il centro e lasciando nascere l’essere superiore, liberiamo luce e calore intrinseco che nutre il corpo in decadenza.
Immagino di essere seduta sulla terrazza della camera dell’Hotel a Roncegno con vista sul grande parco autunnale e di bere alla ‘coppa dell’autunno’ che mi insegna il coraggio di guardarmi dentro aprendo la porta all’infinito perché entri nel mio finito.

L’inverno è la stagione che vive la pausa inspiratoria
Affronterò così con pienezza l’ultima parte del percorso, l’inverno della vita. L’1 su 3 della biografia umana: la vecchiaia. Dai 63 agli 84 anni e oltre, l’essere raggiunge il massimo della sua potenza: è il periodo della totalità.
Dai 63 ai 70 riscopriamo le forze dello stupore e della meraviglia che avevano improntato l’infanzia e proseguiamo il viaggio finalmente con la possibilità di essere dono totale per l’altro. Tra i 70 e i 77 anni riscopriamo la bellezza del mondo in modo rinnovato e possiamo esprimerci in preghiera e devozione e dai 77 ci nutriamo della verità che la vita passa per la morte. Ci prepariamo.
Si raggiunge la cima, si spicca il volo dell’aquila e ora, in volo, dall’alto guardiamo il mondo attraverso gli occhi delle nostre qualità spirituali. Raggiungiamo la saggezza quando liberamente amiamo.
Nell’invermo la natura è ritirata nella terra, nel buio, nel freddo, nella notte. Le forze della natura sono in apparenza staccate dalle forze cosmiche, sono ritirate nella terra, sotto la neve.
Osservando l’uomo vedo la depressione, manifestazione dell’anima, e l’indurimento, manifestazione fisica. L’indurimento avviene quando il corpo si irrigidisce e si raffredda, perde la sua sofficità, elasticità e vitalità. Il corpo, se non è reso vitale dallo spirito, cade, lasciato a sé. La depressione è l’essere ‘tutto dentro’ che nasce dalla paura della solitudine, della profondità, della morte come fine.
Ma questo è un inverno non reale, perché il calore della terra, anche se non è evidente, è presente così come è presente nel seme che darà origine a una nuova pianta, nell’embrione che è tutto calore e germe dell’essere completo.
Allora l’inverno ci insegna il coraggio di restare in noi stessi e di andare oltre la materia, di vedere oltre il corpo, di sentire il senso della vita oltre lo spazio e il tempo. Di portare questo senso al mondo con devozione, preghiera e benedizione.
Immagino di essere seduta davanti alla finestra della camera del rifugio Gerli Porro con davanti a me il ghiacciaio del Ventina e di bere alla ‘coppa dell’inverno’ che mi insegna il coraggio di restare e di andare oltre lasciando scaturire l’infinito che è dentro il mio finito.
Ritorno ad ascoltare il silenzio. In attesa di alzarmi e andare in studio.
Dov’è l’uomo oggi?
da Artemedica n.58