L’uovo: un messaggio pasquale

Cosa simboleggia l'uovo che ogni primavera e ogni mattina di Pasqua cerchiamo sempre con amore?

Di Marianne Carolus, tratto da Info3

Sofisti e pretoni litigavano strillando forte:
Cos’ha creato Dio per primo,
la gallina, forse?
Forse l’uovo?
È così difficile risolvere l’enigma?
Primo fu concepito l’uovo,
ma poiché ancora non c’era la gallina
allora, tesoro, l’uovo l’ha portato il coniglio.
(C.Ioforila)

Sia l’uovo del passato che quello del futuro sono celati. Il coniglio, maestro nell’arte di nascondersi, può venire considerato anche maestro nell’arte di elaborare le forze del passato e del futuro. Di solito, quando compare nei campi, suscita un’impressione di verticalità, eretto con i lunghi orecchi ritti. È quando corre sulle robuste zampe posteriori, però, che si mostra in tutta la sua lunghezza.
Il coniglio è un animale molto fertile. Accoglie in sé le forze smaniose della terra a primavera e provvede a darsi numerosa progenie; rivela però di possedere anche altre forze, in quanto si sostituisce nella corsa al suo simile sfinito che fugge i cacciatori permettendogli di nascondersi e sacrificando addirittura la propria vita per lui. È uno degli animali più cacciati.
Mentre le zampe posteriori hanno ossa vigorosamente sviluppate, terrestri e calcaree, le lunghissime orecchie, invece, a contrastare l’elemento osseo delle zampe, hanno solo l’elemento cartilagineo. La cartilagine è un tessuto trasparente, costituito da una maggiore percentuale di silice che contraddistingue l’età giovanile cosi come il calcare contraddistingue la vecchiaia. I primi pesci erano fatti solo di cartilagine. Anche l’embrione è solo cartilagineo, nel bimbo che cresce le ossa restano a lungo tali. Nell’essere umano restano cartilaginee per sempre le parti mobili quali le superfici articolari, la trachea, la punta del naso o il padiglione auricolare.
Il coniglio, questo grande artista dell’occultamento, ha anche una sorta di atteggiamento luminoso. Non si cela forse anche la luce perché ciò che è materiale divenga cromaticamente visibile? Questo non potrebbe avere qualcosa a che fare con la tradizione di colorare le uova?
Cosa c’è dietro?
La luce di per sé è invisibile, la materia, come una sorta di antagonista, respinge la luce. Questo si manifesta in modo gradevole soprattutto nel calcare: le rocce cretacee, le ossa, le conchiglie o i gusci d’uovo sono di un bianco chiaro, la materia che assorbe tutta la luce è nera, il carbone. Esiste però anche una materia che non solo assorbe tutta la luce, ma che la rimanda pure, quasi senza pregiudicarla, una materia che sembra essa stessa luce irrigidita o gelata come il ghiaccio, il quarzo: il diamante. Anche se il diamante, ad esempio, è una metamorfosi del carbone. Carbone che, dopo avere assorbito tutta la luce, si trasforma in grafite prima e in diamante poi e, pur conservando la propria forma, rilascia tutta la luce. Tagliato, rivela nel proprio interno il gioco policromatico della luce. Il calcare rigetta la luce, ma, sulla superficie della conchiglia, ad esempio, crea un riflesso cromatico.
L’atmosfera terrestre con le sue innumerevoli goccioline e particelle di polvere assorbe la luce solare e la riflette in ogni direzione.
Quando si guarda l’universo oscuro che sta dietro lo strato di atmosfera terrestre, quest’ultima, con la sua luce azzurra, ci dà la sensazione di spazio. Quando, al tramonto, si guarda il sole attraverso un suo strato particolarmente denso, ecco che lo colora di rosso. Noi diciamo che rosso, arancione e giallo sono colori attivi, frutto della penetrazione della luce nell’oscurità. Nell’essere umano questo rosso luminoso e attivo compare sulle labbra, sulla punta delle dita o sulle gote che arrossiscono. L’oscurità osservata attraverso un elemento torbido illuminato, dà vita ai colori passivi dell’altro polo cromatico, azzurro, viola, verde. Nell’essere umano essi compaiono a colorare le vene, sul dorso della mano ad esempio, o segnalano che si ha freddo. I colori agiscono sul corpo e sull’anima, in terapia del colore e in pittura terapeutica si sfrutta consapevolmente quest’opportunità.
A chi soffre d’asma, ad esempio, dipingere con l’azzurro può dare sollievo e dilatazione. Gli acquarelli trasparenti si possono mischiare per creare altri colori, il blu e il rosso per fare il viola, il giallo e l’azzurro per ottenere il verde.
Mischiando colori di materiale più solido, gessetti, ad esempio, si possono ottenere le gamme dei marrone, grigio e dei toni scuri, dei colori dalle tonalità terrose.

Beato Angelico, La Trasfigurazione

I colori dell’anima
Anche nella terapia della reincarnazione si usano i colori. È un lavoro che parte dall’anima per penetrare nel corpo, ove il “materiale con cui si lavora” è spesso “cupa” sostanza animica. Certi metodi terapeutici consentono, osservando l’anima, d’imparare a conoscere i colori che contraddistinguono le emozioni. Hans ten Dam, uno dei pionieri della terapia della reincarnazione, ha sviluppato un metodo che prende come punto di partenza la cromaticità dell’anima e del corpo vitale. Io lavoro spesso coi colori, con l’oscurità e con la luce, puramente animici, che si manifestano alla mia concentrazione e alle mie domande.
Quando chi viene in terapia si chiede, ad esempio, perché molte cose della vita lo lascino così freddo, può scoprire che la zona che gli circonda il cuore e animicamente buia. Tale scoperta diventa il punto di partenza di ulteriore lavoro e chiarimento. Molte sedute terapeutiche si trasformano così in invisibili dipinti. Spesso una profonda ferita animica o corporea ricevuta nella prima giovinezza e dovuta spesso al fatto che in quel punto si era particolarmente vulnerabili già da una vita precedente, crea zone lacerate o sporche.
In terapia si lavora proprio così all’elaborazione di ferite simili. Emozioni quali paura, dolore o rabbia che non sono state esternate o elaborate, si mescolano tra loro e induriscono. Se ad esse si aggiungono idee di colpa o vendetta, si formano dei nodi oscuri. Quando si riesce a sbrogliarli, quando le sensazioni e i sentimenti che ne fanno parte vengono riconosciuti e ricollocati al loro giusto posto, ricompaiono i colori puri.
Spesso viene definito “uovo aurico” quello che i  veggenti vedono attorno all’essere umano, la sua corporeità non sensoriale. Esso avvolge il corpo fisico e anche quello eterico che illumina con grande delicatezza il corpo fisico di luce bianco-rosa e irradia, in modo tanto meraviglioso, soprattutto dai bambini piccoli. Il corpo astrale a forma d’uovo avvolge quindi il corpo eterico. Al suo interno il veggente vede i chakra e tutte le emozioni che gli conferiscono una mutevole e fuggevole colorazione. Questo “uovo” ha dimensioni variabili, ma è comunque sempre grande qualche metro. Notevolmente più grande, quindi, dell’essere umano visibile ai sensi.
Anche nella letteratura teosofica, ad esempio in Leadbeater, si trovano descrizioni e interpretazioni dei colori corrispondenti., a volte, a quelle di altra letteratura. Nel suo libro Teosofia, Rudolf Steiner, dà una descrizione e interpretazione bella quanto chiara dell’aura. “La prima aura, da altri detta anche aura emozionale, è un riflesso delle influenze esercitate dal corpo sull’anima; la seconda, detta anche aura mentale, contraddistingue la vita propria dell’anima che si è elevata al di sopra delle stimolazioni meramente sensoriali, ma che non si è ancora consacrata al servizio dell’Eterno; la terza, detta anche aura spirituale, riflette il dominio raggiunto dallo Spirito eterno sull’effimero essere umano.”
Nell’aura si possono leggere te modalità con cui l’essere umano si è evoluto, incarnazione dopo incarnazione, o, in altri termini. come abbia dipinto le “uova” il suo “coniglio”.
Sfumature rosso vivo rivelano passioni dei sensi, sfumature verdi parlano d’indifferenza, una personale sensazione di sé può manifestarsi in un giallo cupo o virante al marrone, il timore in sfumature marrone- azzurro o grigio-azzurro. Questo arcobaleno cromatico si riferisce al primo uovo, quello astrale.
Il secondo uovo, puramente animico, ha già colori più chiari cui orgoglio, ambizione e curiosità conferiscono tonalità giallo-rosso-arancione. Il giallo riflette intelligenza, il verde comprensione della vita e del mondo, il rosa tradisce benevolenza, l’azzurro religiosità, che in caso di fervore religioso, si trasforma in viola.
Secondo Rudolf Steiner i colori fondamentali delta terza aura sono giallo, verde e azzurro. Questo azzurro può intensificarsi sino a diventare viola chiaro quando si sta al mondo in modo molto attivo.
La via evolutiva dell’essere umano percorsa dall’Io produce un colorazione costantemente cangiante dell’uovo aurico.
Certo l’esempio Primigenio di questa evoluzione o terapia è l’evento del Golgota sul Calvario, che noi festeggiamo a Pasqua. Il famoso altare di Isenheim dipinto da Gruenewald, coi luminosi colori dell’iride usati per raffigurare il Risorto suggerisce già un’impressione dell’uovo aurico. Accenna già vagamente all’uovo aurico della terra e dell’umanità da poco formatosi che contiene in sé il germe dell’essere umano del futuro.
Il Vangelo, di Luca ad esempio, parla anche dell’occultamento che ha luogo in tempo di Pasqua. Impressionante la scena iniziale del Getsemani in cui gli armigeri armati di spade e bastoni non riescono a trovare Cristo. Solo il bacio di Giuda lo rivela ai loro occhi. Un secondo “occultamento” contraddistingue il triplice silenzio del Signore. Il Signore tace sia davanti al consiglio ebraico degli anziani, sia davanti Pilato ed Erode, i suoi giudici.
L’occultamento più impressionante caratterizza poi la mattina di Pasqua. La tomba è vuota. L’uovo aurico dell’umanità, di grandezza meravigliosa, dai colori cangianti, viene nascosto per la terza volta agli occhi dei sensi, e questa volta definitivamente.
È proprio questo l’uovo che ogni primavera e ogni mattina di Pasqua cerchiamo sempre con amore.

Da Arte Medica n.1