Giulietta Bandiera è una vecchia conoscenza di ArteMedica. Da tempo collabora con noi insieme ai medici del Comitato per la Libertà della Cura, curando una rubrica. Giornalista, scrittrice, autrice di numerosi programmi di successo sulle reti televisive nazionali, nonché live-coach, da ventidue anni si impegna a favore dello sviluppo del potenziale umano e del risveglio della coscienza, tenendo conferenze e seminari in tutta Italia sui temi di psico-spiritualità.
Questo libro – il dodicesimo della sua bibliografia – si annuncia però come qualcosa di molto speciale, in quanto nasce con l’intento esplicito di raggiungere direttamente il cuore delle persone, diffondendo al contempo un importante messaggio.
Abbiamo incontrato l’autrice per farcelo svelare in anteprima.
Partiamo dal titolo: L’amore che basta. Che cosa significa? E quand’è che l’amore basta davvero nella nostra vita?
L’amore che basta è quello che riconosciamo in noi come pienezza, ovvero quello che ci spinge a un sentimento di gratitudine verso la vita e di condivisione verso chi ci circonda.
La maggioranza di noi percepisce dentro di sé un grande vuoto affettivo, che spesso è un vuoto di senso che porta con sé l’impressione che l’amore, in effetti, non basti mai a colmarlo.
C’è però un momento in cui ci rendiamo conto di avere ricevuto a sufficienza per poter finalmente dare al mondo il nostro contributo personale, ed è precisamente quello il punto di arrivo, il momento in cui ci trasformiamo davvero da creature a creatori della nostra realtà. A quel punto io tento, in questo libro che è il mio personale dono al mondo, di condurre per mano il lettore.
Tu hai già pubblicato molto, anche con grandi case editrici, ma stavolta hai scelto di pubblicare con la stessa editrice di questa nostra rivista ArteMedica. C’è una ragione per questa scelta? Il tema della salute, insomma, ha qualcosa a che vedere con ciò che racconti nel volume?
Certamente sì, poiché il libro è incentrato saldamente sul concetto di salus, che concilia in sé due significati: quello di “salute del corpo” con quello di “salvezza dello spirito”. Io stessa ho operato in me questo tipo di guarigione, perciò parte del ricavato delle vendite del libro verrà devoluto al Comitato per la Libertà di Cura, che presiedo e che promuove iniziative in ambito di ricerca, divulgazione e sostegno sanitario.
Dalla tua biografi a si capisce che sei avvezza a trattare temi di spiritualità. Questo libro non fa eccezione, a giudicare dall’immagine dei due angeli sulla copertina. È così?
Il cammino di evoluzione umana va in genere dal basso verso l’alto, dalla terra verso il cielo, per così dire. Questo, invece, è un cammino inverso, che porterà i lettori che lo percorreranno dalle vibrazioni rarefatte della mente e dello spirito fino a un radicamento autentico nella terra. Si tratta quindi di un vero processo di incarnazione dello spirito nel corpo, che porta la persona a un’interezza che non potrà che giovargli, a tutti i livelli della sua vita. In quanto agli angeli della copertina, disegnati dal grande pittore e amico Stefano Tonelli, che ringrazio, introducono il racconto del mio incontro con un curioso personaggio di donna (realmente esistente) la quale dichiara di essere “un angelo in missione sulla terra”. Con lei, pagina dopo pagina, intraprendo un lungo dialogo che mi conduce, alla fi ne, a una sorta di riscoperta della mia natura più autentica e della mia personale “riserva di luce”, che sono chiamata ad esprimere nel mondo. La stessa cosa che confido accadrà, naturalmente, a tutti i lettori. Il mio non vuole essere pertanto l’ennesimo libro di spiritualità, ma piuttosto uno strumento per celebrare il valore più autentico dell’essere umano. Di qualunque essere umano. Nessuno escluso.
Alla fine del libro tu chiedi alle persone di regalare almeno una copia a un loro amico. Si tratta di una trovata promozionale, o dietro c’è dell’altro?
L’intento è quello di diffondere un messaggio, inaugurando un nuovo tempo, una nuova dimensione dell’essere, che ho battezzato We Age (L’epoca del Noi).
Oggi siamo tutti interconnessi in senso tecnologico, ma ciò che paradossalmente manca è una vera connessione profonda con i nostri simili. È importante perciò “gettare ponti d’amore” fra persona e persona, per poter sopportare tutti insieme i grandi e repentini cambiamenti ai quali stiamo assistendo in questo nostro mondo ancora tanto sofferente. Il mio libro vuole dunque incoraggiare questa “grande coalizione”, questa unione che veramente faccia la forza, poiché è un’unione di cuori che battono all’unisono.
Bruno Lanata
10 gennaio 2018