Artemedica ha intenzione di dedicare a Kaspar Hauser una serie di articoli per far conoscere meglio questa entità di immensa statura spirituale. Il “Fanciullo d’Europa” – così come venne chiamato dalla popolazione tedesca quando fu trovato, abbandonato a terra, nelle strade di Norimberga – è oggi per noi occasione di riflessione sul nuovo assetto che sta assumendo la nostra Europa. Si tratta di una svolta storica che non è stata prevista né era prevedibile.
Come in passato c’è stato, per i nostri progenitori, il desiderio di raggiungere l’America, il famoso American dream, così oggi otrebbe essere il sogno dell’Europa a spingere verso il nostro continente numerosi immigrati dall’Asia Minore e dall’Africa.
Ma dietro questi moti di diverse culture e religioni sta certamente una volontà superiore. Forse molte di queste anime avrebbero voluto o dovuto incarnarsi in Europa, ma le scarse nascite sul nostro continente non lo hanno concesso. È quindi forse la grande nostalgia per l’Europa che li sospinge verso una soluzione che assume la forma dell’emigrazione?
Chi era Kaspar Hauser? Quale era il suo karma? Forse il compito che non ha potuto svolgere durante il suo passaggio terreno lo potrebbe realizzare oggi? Tuttavia, perché ciò possa avverarsi, è della massima importanza che un certo numero di uomini, soprattutto europei, siano a conoscenza dei retroscena spirituali connessi all’enigmatico fanciullo.
Secondo la terminologia di Rudolf Steiner, la nostra è la Quinta Epoca Post-Atlantica, che ha per compito lo sviluppo dell’anima cosciente. Tuttavia, con il nome Europa si fa riferimento a tanti paesi diversi, ciascuno con la sua storia, la sua cultura e la sua lingua. L’appellativo di Fanciullo d’Europa si addice a Kaspar Hauser in quanto lo strato più sensibile in cui ogni essere umano fa l’esperienza della propria identità fu in lui gravemente offeso: egli fu vittima di violente aggressioni e non poté mai conoscere la propria origine.
In questo potrebbe avere qualcosa in comune con gli immigrati che fuggono dalle guerre, dal terrorismo, ma soprattutto dalla povertà, perdendo la loro identità. Ma oggi molti uomini, non solo gli immigrati, scivolano nella miseria e nella solitudine. È questo un tema sul quale vorremmo
in futuro ritornare, aprendo un dibattito con i nostri lettori.
Paulette Prouse