Il senso occulto della leggenda del Graal

Da O.O. Rudolf Steiner: "È uno spettacolo grandioso, dal punto di vista scientifico-spirituale, l’osservare l’irruzione dell’impulso del Cristo"

Nella conferenza precedente ho mostrato come gli antichi profeti ebrei si siano sforzati di reprimere le forze sibilline e di stimolare invece quelle che si esprimono nella chiarezza dell’Io; questo duplice atteggiamento rappresenta addirittura la caratteristica fondamentale del profetismo ebraico antico. Il compimento di questa aspirazione degli antichi profeti ebrei (che si potrebbe definire come una specie di “giusto inquadramento” delle forze sibilline) si realizzò poi grazie all’impulso del Cristo. Quando l’impulso del Cristo penetrò nell’evoluzione umana, si trattò di respingere per un certo tempo le forze che si manifestavano in modo caotico nelle sibille, quasi come un fiume che scompare temporaneamente dalla faccia della terra, quando sprofonda in una caverna, per poi riemergere alla superficie. Quelle forze erano destinate a ripresentarsi in forma diversa, nella forma purificata e modificata dall’impulso del Cristo che si era effuso nell’aura terrestre.

Proprio come dobbiamo immergere nell’incoscienza notturna le forze della nostra anima, dopo averle prima esplicate in pieno nello stato di veglia diurna, per poi destarci nuovamente, così fu necessario che quelle forze, giustificate nel terzo periodo di civiltà postatlantico, scorressero per un certo tempo sotto la superficie dell’esistenza psichica, rimanendo nascoste, per poi riemergere gradualmente, come vedremo fra poco. Ci troviamo dunque di fronte a questo fenomeno: le forze che nelle sibille si mostrarono in modo caotico, furono per così dire “lavate” dall’impulso del Cristo; esse s’immersero nelle profondità della vita animica, e l’umanità ignorò del tutto nella sua coscienza normale che il Cristo continuava a lavorare con tali forze nel profondo. Così avvenne di fatto.

È uno spettacolo grandioso, dal punto di vista scientifico-spirituale, l’osservare l’irruzione dell’impulso del Cristo, l’osservare come, a partire dal Concilio di Nicea, gli uomini si siano messi a disputare (sul piano della loro coscienza normale) intorno alla formulazione dei dogmi, mentre nelle profondità subcoscienti delle anime avvenivano i fatti essenziali per il cristianesimo. L’impulso del Cristo non opera sul piano dove si svolgono le dispute, ma nel profondo; e molti fatti che visti superficialmente possono sembrarci strani, dovranno ancora trovare spiegazione mediante la sapienza accessibile agli uomini. Si dovranno svelare ancora molte cose che hanno il valore di sintomi del modo in cui l’impulso del Cristo agisce nelle profondità dell’anima umana. Così arriverà a comprendere che certi importantissimi aspetti della configurazione del cristianesimo in occidente non possono essersi realizzati mediante ciò di cui disputavano i vescovi in concilio; al contrario, decisioni storiche importanti sono dovute a fatti svoltisi nel profondo della vita psichica, fatti che emergono come sogni entro la coscienza di veglia.

Come esempio di tali situazioni, ne ricorderò una. Forse alcune anime oggi potranno intuire che cosa io vogliaveramente intendere con queste parole, richiamando alla mente un celebre evento storico. Il 28 ottobre del 312 l’imperatore Costantino il Grande, figlio di Costanzo Cloro, combattè alle porte di Roma contro Massenzio una battaglia decisiva per l’intero destino dell’occidente, soprattutto riguardo alla configurazione del cristianesimo. In quello scontro la lotta e la vittoria ebbero delle premesse singolari. Quella battaglia fra Costantino e Massenzio non fu decisa dalla perizia strategica dei capi, dalla loro intelligenza cosciente, ma da sogni e verdetti sibillini.
Viene infatti narrato che alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio, il 28 ottobre 312, mentre Costantino stava avvicinandosi alle porte di Roma, Massenzio fece un sogno. Egli si trovava ancora entro le mura, quando nel sogno gli fu ingiunto: non rimanere dove ti trovi! Sotto l’influsso di questo sogno, accresciuto anche dalla lettura dei libri sibillini, Massenzio compì il più grossolano errore che potesse fare (veduto esteriormente): egli uscì da Roma col suo esercito quattro volte più numeroso di quello avversario, e ingaggiò la battaglia fuori dalla protezione delle mura. Il responso dei libri sibillini, infatti, suonava così: se affronterai Costantino fuori dalle mura, il maggior nemico di Roma sarà annientato! Massenzio gli diede ascolto, con coraggio e fiducia, portando le sue truppe davanti alle porte della città. Come nel passato un altro oracolo sibillino aveva condotto alla rovina re Creso, così avvenne ora per Massenzio: la sua decisione portò all’annientamento del nemico di Roma, cioè lui stesso.
Costantino, da parte sua, fece un altro sogno, nel quale venne esortato a far precedere le sue truppe (che erano quattro volte meno numerose di quelle avversarie) dal monogramma di Cristo! Egli fece come il sogno gli aveva consigliato di fare, e la vittoria fu sua. Ecco che sogni e responsi sibillini condizionarono una decisione molto importante per la successiva configurazione dell’Europa. Fatti come questi permettono di intravvedere ciò che avveniva nelle profondità subcoscienti degli europei d’allora. Proprio come un fiume scomparso negli anfratti del monte non è più visibile alla superficie, e la gente sconcertata si dà alle supposizioni più strane, così la corrente dell’impulso del Cristo continuò a fluire nelle profondità delle anime europee, operando per il momento come una realtà occulta.

Vorrei confessare a questo punto che nel corso delle mie indagini scientifico-spirituali proprio cercando di seguire questa corrente, mi è occorso di perdere spesso per così dire la traccia; ero costretto a cercare dove essa si ripresentasse. Potevo presumere che la corrente dell’impulso del Cristo si manifestasse solo lentamente, che neppure ai nostri giorni essa fosse apparsa in modo completo, ma che possa solo manifestarsi qua o là. Ma dove si manifesta? In che modo torna a riemergere? Dove afferra essa certe anime, in modo che queste comincino ad acquistarne coscienza? Se si prendono in considerazione i miei scritti o i miei cicli di conferenze, può accadere al lettore (come del resto io stesso!) trovi che uno dei temi meno soddisfacenti, soprattutto nelle mie opere meno recenti, sia quello legato al nome del Santo Graal. Lo dico ancora, a me càpita, e spero che sia capitato anche ad altri! Non che io abbia detto qualcosa che non si possa considerare valido, ma appena avevo espresso certe idee in proposito, mi sentivo insoddisfatto.

Dovevo esporre quanto si poteva esporre con certezza; ma spesso nel ricercare le vie seguite dalla corrente che ho menzionata, nell’indagare l’ulteriore sviluppo cristiano occulto dell’occidente, si presentava alla mia anima come un monito: prima devi leggere al suo punto giusto il nome di Parsifal! E dovetti fare l’esperienza che le indagini occulte vengono guidate in modo singolare. Per non essere tentati di abbandonarsi alle speculazioni e di avventurarsi in un terreno sul quale è facile che la verità occulta prenda il volo insieme alla fantasia, veniamo per così dire guidati a lungo, nell’indagine occulta, perché questa possa alla fine portare in luce la verità che può convincerci della sua giustezza mediante una persuasione spontanea.

Dovetti quindi più volte accettare di rimanere in attesa della risposta al monito: cerca dove si trovi il nome di Parsifal!
Naturalmente, anch’io avevo preso atto di quello che narra la leggenda di Parsifal: che quando ritornò, per così dire guarito dei suoi errori, e ritrovò la via verso il Santo Graal, gli fu annunziato che il suo nome sarebbe apparso luminoso sulla sacra coppa. Il nome dovrà dunque trovarsi su questa sacra coppa: ma dove mai si trova la coppa stessa, dove è possibile trovarla? Questo era il problema.

In questo tipo di ricerche occulte si viene spesso fermati, perché non si voglia strafare nel corso di un giorno, o di un anno, perché la tentazione dello speculare non ci faccia sorpassare la verità: si viene dunque fermati. Ci si mostrano delle pietre miliari. Anche a me si presentarono pietre miliari, nel corso dei molti anni in cui cercai la risposta alla domanda: dove trovi il nome di Parsifal iscritto sulla sacra coppa? Sapevo che esistono diversi significati della sacra coppa, nella quale si trova un’ostia, cioè un disco; e che sulla sacra coppa stessa doveva trovarsi iscritto “Parsifal”. Mi resi anche conto di quanto fosse significativo un passo come quello del vangelo di Marco (nel quarto capitolo, ai versetti 11 e 12, 33 e 34), dove si dice che il signore esponeva molte cose in forma di parabole, e solo a poco a poco le interpretava per i suoi discepoli. Anche nell’indagine occulta si viene guidati prudentemente e gradualmente, e spesso solo per tramite di esperienze legate al proprio karma; e quando si presenta qualcosa che sembra aver riferimento a un dato problema, non si sa quali conseguenze quel fatto potrà avere per la nostra anima, sotto l’influsso delle forze provenienti dal mondo spirituale. Spesso si ignora perfino che un’esperienza emersa dalle profondità del mondo occulto abbia qualche rapporto con un problema del quale ci si occupa da anni. Così mi trovai una volta imbarazzato dalla risposta datami dallo spirito del popolo norvegese, del popolo nordico, alla mia domanda sul Parsifal. Mi disse: impara a comprendere le parole fluite per forza mia nella saga nordica di Parsifal.

da ArteMedica n.38

La settima arte
È l’arte sociale la misteriosa settima arte di cui parla Rudolf Steiner. È un lavoro interiore ed esteriore sulle forme dell’incontro umano, della biografia e della vita in società, lavoro che può fecondare tutta l’esistenza quotidiana, nelle cose piccole come nelle cose grandi. Uno di questi punti di partenza è la percezione delle forme del tempo, abitualmente invisibili e la loro trasformazione a partire dall’ampliamento della coscienza: come metamorfosare quello che è rimasto imprigionato nel passato (esperienza del “doppio”), e da lì aprirsi agli impulsi che provengono dal futuro. Fra questi due punti si trova il presente, il quotidiano, vale da dire l’incontro del proprio Sé con quello dell’altro, il “chi sono?” e il “chi sei?”.
Tratto da: Tournant spirituel di Michel Joseph