di Laura Krautkraemer, tratto da Info3
Il ricordo è seppellito nelle profondità. Le immagini che vi sono connesse sono incomplete come brevi sequenze di un filmato; tuttavia il sentimento che vi è legato è: disperazione. Qualcuno fa le valigie e si prepara a lasciare la casa. Mio padre. E io non posso partire con lui.
Avevo quattro anni e mezzo ed ero la “bambina di papà“. Amavo profondamente mio padre. Qualche mese prima era nato mio fratello, il quale aveva praticamente confiscato mia madre; era già un motivo per spartirci i genitori. Sembra che io abbia puntato sulla carta sbagliata. Davanti ai miei occhi il mio amato papà riempie dei grandi cartoni per lasciare la casa.
Un’altra casa, un’altra donna
Egli traslocò in un’altra casa, visse lì con un’altra donna. Pure mia madre aveva un altro partner. La scarsa comunicazione fra i miei genitori è stata ulteriormente peggiorata da una donna gelosa accanto a mio padre. Quando mia madre mi portava in visita da mio padre, non era gradito che entrasse in casa. Scendevo dalla macchina sul marciapiede, mia madre rimaneva indietro. La sera salivo di nuovo nella macchina che mi aspettava, tornavamo a casa e mio padre rimaneva lì. Tutto ciò mi sembrava molto artificiale, falso e in qualche momento la situazione sfuggì di mano. Mio padre si sentiva male.
Anche l’alcool ha avuto il suo ruolo. Io, quale bambino mi sentivo responsabile per mio padre infelice che aveva bisogno di aiuto: “Dobbiamo chiamare mamma perché venga a prenderci?“ Finalmente: “Sì“.
Mio padre tornò da noi. Questa prima separazione dei miei genitori è durata solamente circa 6 mesi. I due si sono ritrovati, anche se molti problemi sono rimasti irrisolti. Nonostante gli esercizi sulla tolleranza e tanti sperimenti fatti sul tema “rapporti liberi“, dopo 6 anni sono arrivati al punto di chiudere definitivamente il loro rapporto. La decisione fu preceduta da un tempo di estraniamento e di stupore. Anche se c’era sicuramente ancora dell’amore, il tono era diverso, l’unione si stava affievolendo sempre di più.
Finalmente dei rapporti chiari
Mi ricordo anche bene di quel giorno in cui mio padre mi disse che lui e mia madre si erano divisi e che sarebbe uscito di casa. La mia prima reazione: mi sentivo alleggerita. Non ci sono stati grandi diverbi, niente porte sbattute, ma c’era un sentimento diffuso che le cose non andavano per il verso giusto.
Quando sento la frase che una coppia dovrebbe rimanere insieme per il bene dei figli, soprattutto dei più piccoli, mi si drizzano i cappelli. È puerile pensare che si possa ingannare i bambini. Con la loro spiccata attitudine all’osmosi, essi vengono imbevuti dai sentimenti e dalle emozioni dell’ambiente circostante, e ciò avviene soprattutto quando sono piccoli.
Allora avevo 11 anni ed ero contenta di sapere finalmente a che punto eravamo arrivati. Perché adesso non mi faceva più soffrire così tanto vedere mio padre lasciare la casa? Questa volta mi era persino stata data la possibilità di scegliere con chi abitare; io scelsi di rimanere con mia madre. Più tardi mia madre mi avrebbe detto quanto fosse stata felice per la mia decisione e che avrebbe trovato terribile se anche io fossi andata via. Forse era già una sorta di solidarietà femminile da parte mia? Oppure mi ero accorta che mio padre era un po’ un lupo solitario a cui andava bene la vita di famiglia in un suo personale dosaggio?
Certamente era più facile per un’undicenne comprendere i problemi di coppia dei genitori che per una bambina di quattro anni. Per mio fratello di 7 anni, che non aveva vissuto con consapevolezza la prima separazione dei genitori, la cosa era ben diversa. Tuttavia non penso che in genere si possano fare delle affermazioni sull’età in cui i figli possano gestire meglio la separazione dei genitori. I genitori di un caro amico si erano separati quando egli cominciò gli studi. Ero rimasta un po’ perplessa riguardo alla sua rabbia e al suo dolore. Non riuscivo a capire come mai non avesse apprezzato il fatto che i suoi genitori avessero dato a lui e ai suoi fratelli vent’anni di armoniosa vita di coppia, e che ora volessero prendere altre strade. Ma per l’amico in questione la situazione si presentava in modo del tutto diverso: la separazione aveva messo in discussione tutto quello che era stato; la vita di famiglia vissuta felicemente gli apparve come una grande bugia, un inganno.
La nostalgia di una guarigione
Quando oggi parlo delle mie esperienze di separazione fatte nell’infanzia, ho in me due sensazioni: la separazione è terribile; e: la separazione a volte è necessaria ed è persino un bene.
Senza dubbio la separazione fa male. Presumibilmente ogni essere umano porta in sé la nostalgia per la guarigione, per il tutto, ossia, padre, madre, figlio. Questo è un archetipo in cui ci sentiamo protetti, ci dà sicurezza e forza. Ancora oggi, a distanza di 35 anni, mi vengono le lacrime quando penso alla prima separazione dei miei genitori. Queste esperienze traumatiche hanno segnato profondamente me e la mia vita.
Ciò nonostante può far molto male rimanere insieme. Che immagine possono avere i figli del valore di coppia se vedono vivere i genitori l’uno accanto all’altro senza quasi parlarsi? Oppure che litigano incessantemente, che si disprezzano urlando? La mia esperienza personale è – e per questo sono grata ai miei genitori – che la famiglia possa essere vissuta anche in maniera diversa. Non deve essere per forza un’alternativa, se i genitori riescono a sviare il loro amore su altri binari. I miei genitori non sono più una coppia di innamorati da circa 30 anni, ma come coppia di genitori mi sono rimasti, ciascuno al suo posto e alla sua maniera. A mio parere è una modalità che ha carattere esemplare. Se mio marito e io dovessimo separarci un giorno, posso solo sperare di riuscire ad amare sì i nostri figli, ma analogamente ad amare anche noi stessi.
La vita di famiglia sotto un nuovo auspicio
Qualcosa è successo durante i sette anni che sono trascorsi prima che i miei genitori si decidessero per una separazione definitiva. Anche se alla fine di quel tempo si sono resi conto di non volere più vivere insieme, erano in grado di affrontare la separazione nel dialogo. Sono riusciti a servire da esempio a me e a mio fratello, ognuno a modo suo, a spronarci a proseguire la nostra vita di famiglia con modalità nuove. Non c’è stato un grande dramma in quell’ultima separazione, era un congedo compiuto in piccole tappe. C’è voluto ancora molto tempo prima che mio padre trovasse una casa adatta nelle vicinanze; tanto mio padre quanto mia madre avevano già dei nuovi partner. Mio padre ha installato un’officina di bricolage ben attrezzata in casa nostra ed era regolarmente presente. Questo, nel corso degli anni, non era sempre facile da accettare per il partner di mia madre.
Le feste e le ricorrenze della famiglia potevano svolgersi in grandi cerchie, a seconda della tolleranza dei rispettivi nuovi partner dei miei genitori. Si poteva sentire un’autenticità senza alcuna costrizione. Parlavo allora, e anche durante i successivi anni, non senza orgoglio di questi incontri, poiché la maggior parte dei figli di famiglie separate che ho conosciuto – e non erano pochi nelle nostre frequentazioni della sinistra liberale – hanno vissuto esperienze molto diverse.
In tutti questi anni non ho mai pensato che sarebbe bello se i miei genitori dovessero di nuovo vivere insieme. Al contrario, ho avuto l’impressione che in questa costellazione essi poterono compiere qualcosa che non avrebbero mai potuto adempiere sotto uno stesso tetto. Nonostante ormai i miei genitori vivano lontani l’uno dall’altro, essi continuano ad avere un buon rapporto e un vivace scambio. Presumo che, grazie alle loro telefonate settimanali, prendono più parte alla vita dell’altro rispetto a molte coppie che vivono insieme da più di quarant’anni.
La separazione è terribile e la separazione fa male. In me esiste sempre la bambina ferita che fu abbandonata, questo rimarrà probabilmente fino alla fine della mia vita. Nel contempo, la separazione può essere necessaria e salutare, da essa può nascere qualcosa di positivo e di nuovo, anche questo l’ho sperimentato. Qualcuno può andarsene e rimanere lo stesso in uno stretto rapporto con quelli lasciati indietro; due persone si possono separare e restare entrambi nello stesso tempo genitori. Non è semplice ma può riuscire, a volte può riuscire solo al secondo tentativo.
da ArteMedica n. 27