L’utilizzo dell’arte come azione diagnostica e terapeutica

In questo breve articolo, il dottor Tirzi racconta la sua esperienza a contatto con i bambini e di quanto le terapie artistiche giochino un ruolo centrale nella cura e nel sostegno a numerose patologie.

di Francesco Tirzi

Da poco meno di trenta anni mi occupo di terapia omeopatica. Dopo qualche anno ho incontrato l’antroposofia e il pensiero scientifico di Rudolf Steiner, per comprendere il quale ho studiato la medicina cinese e intrapreso per alcuni anni psicoterapia a base antroposofica. In breve tempo è diventata urgente la necessità di utilizzare l’arte come azione diagnostica e terapeutica.
Il tutto sempre più avvalorato dal mio essere in contatto con i bambini, in quanto medico scolastico di alcune scuole Waldorf di Roma e Latina, da circa otto anni. In questo ruolo ho il privilegio di osservare i bambini e capire quanta serietà mettano nel gioco e con quanta fantasia riescano a condurre l’adulto in un cammino di maggiore autenticità. Se in un essere umano si evidenzia uno squilibrio a livello organico, la terapia omeopatica antroposofica, accanto a consigli igienici e pedagogici sarà sovente in grado di risolvere o curare il disturbo.
Ma avere consapevolezza che mediante l’arte si può educare il sentimento e di conseguenza agire indirettamente sul polo neuro-sensorio e su quello metabolico, rende evidente la centralità dell’atto terapeutico artistico nel percorso di guarigione di ogni uomo.

Per questo motivo ho coofondato con la dott.ssa Maria Pia Mò la scuola per terapeuti artistici a orientamento antroposofico “Il Fiore Azzurro”, che da più di sette anni è attiva nella città di Roma. Con la pittura ad acquarello si affrontano i drammi dell’anima con benefico ritorno su tutta la struttura umana. La scultura, il canto, l’arte della parola, il teatro sono altrettanti mezzi utilissimi al riequilibrio dell’essere umano. Con l’euritmia terapeutica, siamo chiamati a riconoscere il nostro essere spirituale come compartecipe delle armonie del cosmo. È talmente importante l’euritmia che bisognerebbe domandarsi, in quanto pedagoghi e terapeuti, per quale motivo una determinata persona non debba fare euritmia! Ciò è tanto più vero se ci poniamo di fronte alle dinamiche di gruppo dove è fondamentale l’opera risanatrice della “parola visibile” – così viene anche descritta l’euritmia – nei riguardi delle forze di antipatia e di disgregazione che sono l’espressione dell’ombra che vive in ciascun essere umano e quindi di Luce.

Ogni volta che dimentichiamo il nostro Ariston (luce) viviamo come immersi nelle tenebre. La terapia artistica ci rimette in contatto con i colori della nostra anima e ci permette di vivere la sintesi di due frasi, una di Steiner e una di Ungaretti: L’anima sfolgora nell’anima  e M’illumino d’immenso.

da Artemedica n.20