La pedagogia Steiner-Waldorf figlia prediletta dell’antroposofia. Opportunità di un cammino interiore

Presentiamo l’ottimo intervento tenuto dal dottor Stefano Gasperi, segretario della Società Antroposofica Italiana, in occasione del convegno Waldorf Italia 2009 “Il fondamento della salute del movimento Steiner-Waldorf”, tenutosi a Montecatini Terme, il 24-26 aprile 2009.

di Stefano Gasperi

Ringrazio la Federazione per l’opportunità datami di parlare a questo convegno.  (tratto da www.educazionewaldorf.it
Il movimento pedagogico sta a cuore a me come a voi: noi lavoriamo sull’uomo in divenire e quindi lavoriamo sulla formazione della vita sociale in un modo che non ha eguali, fornendo i germi di quella che sarà la configurazione dell’organismo sociale del futuro.  E’ doveroso porci una domanda sullo stato di salute della nostra scuola all’inizio del terzo millennio, dopo 90 anni dalla costituzione della prima scuola Waldorf. I decenni futuri saranno periodi di grandi sfide per l’umanità, quindi anche per il movimento pedagogico e sappiamo che con la pedagogia siamo massivamente esposti nei confronti del mondo esterno, che ci percepisce nel modo in cui noi riusciamo a realizzare più o meno bene questa pedagogia e l’antroposofia ad essa sottesa.
In novant’anni dallo sviluppo del movimento pedagogico, da una parte possiamo rallegrarci della continua espansione; dall’altra, se ci confrontiamo coi principi che Rudolf Steiner ha posto per la scuola Waldorf, ci accorgiamo di quanto ci separi dal quadro ideale verso cui faticosamente ci muoviamo.

Le grandi sfide per per il futuro
Diventa sempre più difficile educare, sia perché diventa sempre più distante il mondo della vita da quello del bambino, sia perché le nuove generazioni portano nuove problematiche, ma anche qualità talmente sconvolgenti che non siamo sempre in grado di comprendere. Siamo alle soglie di una rivoluzione totale della struttura dell’umanità e le nuove generazioni, nel loro caos, portano i germi di qualcosa di nuovo.
Inoltre, va registrata una certa fragilità delle nostre istituzioni antroposofiche, caratterizzate da alto tasso di conflitti, litigiosità anarchia o abuso di libertà. Diviene una sfida continua per poter realizzare i nostri compiti, che non possiamo svolgere da soli. Abbiamo bisogno della forza della comunità, ma lì andiamo a toccare uno dei nostri punti deboli. Dobbiamo quindi raccogliere la sfida che ci viene dal mondo moderno, ma anche dagli ideali che vogliamo realizzare e lo possiamo fare, diceva Rudolf Steiner, da quelle forze che ci fanno rimanere per tutta la vita giovani.
Noi abbiamo il paradosso, nel mondo occidentale, di una società che invecchia sempre più, sempre meno fertile. È un fenomeno su cui riflettere. Abbiamo bambini che sono precocemente invecchiati e adulti che sono eterni adolescenti. Dobbiamo avere il coraggio di risalire e Rudolf Steiner l’ha presentato ai giovani di Stoccarda nel 1920. È vero che fisiologicamente invecchiamo, ma ciò non ci autorizza a divenire vecchi nell’anima. L’antroposofia dovrebbe essere una continua sorgente di ringiovanimento dell’anima.
Dice Rudolf Steiner: “in quanto io credo che dobbiamo giungere ad una nuova risalita, poiché questa risalita non viene prodotta da un fantasma vuoto, ma dalla volontà umana”. La sfida nei confronti del futuro richiede di recuperare quella fonte di salute, quell’elemento giovanile, creativo, fantasioso tipico del bambino, che ci daranno l’entusiasmo di andare verso il futuro.

Qual è lo stato di salute delle nostre istituzioni, comunità, scuole? Dove attingere queste forze di salute?     
Il primo medico scolastico Waldorf, che non solo si occupava della salute del bambino, ma insegnava, dice: “Scopo di ogni educazione è sviluppare un’immagine dell’uomo che si desidererebbe diventare. Se non siamo in grado di creare invisibilmente un’immagine archetipa dell’uomo a cui noi tutti inconsciamente aspiriamo, non sappiamo dove andrà ad orientarsi tutto il processo educativo. Tutto ciò che l’uomo può raggiungere in qualità culmina nell’uomo libero, in grado di inserirsi attivamente e pieno d’amore nel mondo. Da questa immagine irradia la salute e chi vi anela riconosce comunque ciò che la separa da essa. Riconosce, allo stesso tempo, che l’educazione e l’autoeducazione sono anche compiti terapeutici, per divenire sempre più questo uomo sano che si vuole realizzare in noi”.

Lo sviluppo dell’Io
Per fare il punto di salute possiamo porci una domanda: se paragoniamo lo sviluppo della coscienza dell’uomo nel corso della storia, dove siamo noi con la nostra coscienza, paragonata allo sviluppo del bambino?
La risposta sconcertante è che siamo nella pubertà. L’umanità in toto sta muovendosi tra i 14 e i 21 anni, in pieno conflitto adolescenziale. La forza d’opposizione, il conflitto in cui l’adolescente deve entrare per la nascita dell’Io è il dramma che vediamo come umanità civile. Fornisco alcuni tratti del processo puberale e le indicazioni che Rudolf Stei ner ha dato per venire incontro all’adolescente, quali talenti e qualità dobbiamo sviluppare per affrontare le sfide future.
Cosa succede nella pubertà denominata ‘l’età incerta’? È un’età ricca di contraddizioni, i ragazzi sono sballottati da questo corpo astrale, l’elemento personale che comincia a manifestarsi, a emanciparsi. Non c’è ancora quell’istanza integrativa per l’Io, l’elemento che vive nella polarità proprio perché ha la forza d’integrarle. Quando l’Io non c’è ancora, si viene sballottati emotivamente da una parte e dall’altra. C’è una specie di follia della libertà vissuta non come responsabilità ma come anarchia. La frase  è: “Faccio ciò che voglio perché lo voglio”. Nelle nostre istituzioni c’è un alto grado di anarchia, non è ancora maturata l’idea della libertà come assunzione di responsabilità. Ognuno si sente di dire ciò che vuole perché lo ritiene un suo sacrosanto diritto.
Anche nella corrente del tempo c’è un’ambivalenza, da una parte una fortissima antipatia per l’autorità, per il passato e, nello stesso tempo, ci si aggrappa a qualcosa che non si vuole perdere; dall’altra c’è l’anelito verso il futuro e la paura di entrarci. Qual è lo scopo di questa continua conflittualità?
Serve allo svelamento dell’essere, è l’Io che comincia a trapelare attraverso l’oscurità dell’anima. Rudolf Steiner dice che tutta la pedagogia della pubertà è cristallizzata intorno a un enorme sentimento di vergogna, che nasce dall’esperienza del denudamento dell’essere. Uno degli aspetti peculiari della pedagogia Waldorf è proprio la domanda sulla vera natura dell’Io. L’Io dell’uomo è di solito considerato il prodotto dei geni e di quello che ne fa la famiglia e l’ambiente, per Steiner invece l’Io sta ancora prima dell’inizio, una vera pedagogia non è tale se non tiene conto della realtà del prenatale. La pedagogia è l’arte con cui si fa dialogare il perituro con l’eterno. Ha compito perciò di liberare l’Io da tutto ciò che lo determina, in modo da arrivare all’autodeterminazione del singolo e allo sviluppo ampio della fraternità a livello mondiale. Contro questa autodeterminazione dell’Io nascono i conflitti, lo sviluppo di egoismo, nazionalismo, dogmatismo.

Quali sono i primi gesti in cui nel bambino vediamo l’inizio dello svilupparsi dell’Io?
L’ergersi, il camminare, il parlare ed il pensare. L’Io non è così alla fine di un percorso evolutivo, ma si trova all’inizio. L’uomo come cittadino di due mondi, in cui tutto il processo di farsi uomini passa dal conflitto continuo tra la natura celeste e quella terrestre. Sono arrivati a questa affermazione anche altri pensatori moderni, come il pedagogista Pestalozzi. Questi tre gesti sono espressione nel corpo di tre grandi forze, che l’Io attinge nel prenatale prima di scendere nell’esistenza terrena, su cui si estrinseca tutta l’educazione nei primi tre settenni. Nel primo il mondo è buono, nel secondo è bello, nel terzo è vero.
“Il mondo è buono”: il bambino impara attraverso la dedizione totale, non si è ancora spezzata l’armonia, l’unità col mondo, ha una dedizione amorevole per il mondo. Ha l’amore per la cosa in sé. Il gioco infantile è l’espressione pura della volontà di quello che sarà l’atto libero nell’adulto, gioca per amore del gioco. È un mondo determinato da azioni e intenzioni morali. Nevica perché i bambini devono giocare a palle di neve, piove perché la terra ha sete. Il mondo è sostanza morale che si realizza, è buono.
Cambia continuamente nel secondo settennio. Piove perché le nuvole sono basse nel cielo. Il bambino comincia a sperimentare il mondo non nelle intenzioni, ma nelle manifestazioni. Comincia un respiro animico col mondo. Il manifestarsi del mondo, nella teologia cristiana, viene chiamato la gloria di Dio, lo spirituale che si manifesta nel mondo. Il mondo è bello. Questa capacità è possibile perché nel bambino diventano fondamentali le qualità della fantasia e della memoria.
Nel terzo settennio comincia il terzo passo: chi sono io? Che senso ha la vita? Il mondo vuole apparire ora come un condensato di verità.
Questi tre grandi ideali, quando si manifesta l’Io, dovrebbero diventare il movimento che spinge al futuro. Oggi il relativismo impera, non ci può essere una verità oggettiva. È opinabile il bello, il relativismo nel campo dell’etica. Ecco perché, senza la dimensione prenatale, non si sa dove va a parare il processo educativo, esso stesso diventa preda del relativismo.

Il concetto di salutogenesi
Questi grandi archetipi sono fonte di salute, lo vedremo meglio con le ricerche di Aaron Antonovski (19.12.1923 – 7.7.1994), medico e sociologo ebreo-americano, che alla fine degli anni ‘70 mise a punto la salutogenesi.
Noi siamo immersi nella patogenesi, conosciamo cioè tutto quello che fa ammalare l’uomo, lui rovescia il concetto. Era già un concetto presente in nuce in Rudolf Steiner, in quanto presuppone una componente fisica e una spirituale che interagiscono nell’uomo. L’elemento portante del concetto di salutogenesi è il sentimento di coerenza, l’atteggiamento di fondo che l’uomo ha nei confronti del mondo: l’uomo deve sapersi porre in armonia col suo ambiente fisico e socio-culturale.
Il sentimento di coerenza poggia su tre pilastri:
a) comprensibilità, ossia che il mondo è qualcosa di strutturato, ordinato e non qualcosa di causale;
b) sentimento di significanza, ossia la vita ha significato; è il pilastro più importante per Antonovski;
c) sentimento di dominabilità, ossia la capacità di interagire col mondo, comprendendo che le difficoltà ci sono, ma sono superabili, in noi esistono le risorse, ma siamo anche in grado di essere aiutati nel momento delle difficoltà.
Si ritrovano questi pilastri nel bambino: il mondo è buono è il senso di amabilità; il mondo è bello, ha un senso, acquista significato come il sentimento di significanza; il mondo è vero è il sentimento di comprensibilità. Con la pubertà si crea invece una conflittualità col mondo, una rottura, il destarsi di un elemento personale, problematico e capriccioso e, dall’altro, il mondo fuori di noi. Questa difficoltà provoca i turbamenti tipici dell’adolescente.
Quali sono le forze e le qualità che si risvegliano nella pubertà e permettono all’adolescente di superare questa frattura? Sono le forze che poi noi adulti dobbiamo sviluppare per andare verso una comunità di uomini liberi, verso la libertà. Nella facoltà del giudizio l’elemento malato è l’ipercriticismo. A volte le nostre cerchie sono malate della mania della critica, ci manca invece la maturazione successiva, ossia l’autonomia del giudizio.
L’altra facoltà è la fantasia creatrice. Mentre il giudizio è rivolto al passato, la fantasia è rivolta la futuro. Per non rimanere fantasticheria, deve evolvere in ideali, che dobbiamo realizzare nell’uomo. La cosa più pericolosa nell’adolescente è occuparsi di se stessi, ripiegarsi su se stessi. La forza più straordinaria, che è quella che caratterizza il dramma nelle nostre comunità, è il corpo astrale.

Rudolf Steiner definisce il corpo astrale come il più grande egoista, ma dice che è costituito dalla sostanza dell’amore. Qual è la brama del corpo astrale, che quando afferra la fantasia, le forze del cuore, diventa la forza che permette di superare l’abisso, la frattura? La facoltà di amare, che nasce con la maturità terrestre. Questa facoltà nasce non solo perché è maturato il respiro, ma anche perché è maturato il cuore. È la via del cuore, che comincia a manifestarsi nell’adolescente, ma vale anche per noi adulti, è la via del cuore che dobbiamo percorrere per uscire dalla conflittualità.
Rudolf Steiner dice: “Il tempo penetra nello spazio interiore del cuore”. Bisogna educarsi alla tolleranza, che compenetra l’anima. È la prima qualità sociale per non lasciare la pedagogia e l’antroposofia concetti astratti.
Il vero processo educativo è quello dell’autoeducazione. Se vogliamo portare allora un processo di salute, non possiamo più co struire nulla dal passato, dobbiamo attingere a questi impulsi di rinnovamento, quelli del buono, del bello e del vero, che ogni essere umano porta con sé dalla nascita e a cui tutta la nostra pedagogia è orientata.
Come si fa a vincere l’egoismo? Cosa produce? Tra l’altro, la frantumazione del sociale, l’atomizzazione di ogni comunità. Rudolf Steiner dice: “Diventando sempre più coscienti dell’altro polo dell’esistenza fisica, ossia la nascita prenatale”. Perché? Nel prenatale ci sono gli archetipi della salute. La malattia è la condizione di dover entrare in un corpo fisico, dove lo spirituale trova tutta una serie di ostacoli. La condizione umana è antropologicamente malata. Nel prenatale l’uomo trova anche il fondamento della sua dignità umana, del fondamento dell’autodeterminazione.
Per evitare il narcisismo, il pedagogo ha il compito di destare nel ragazzo ideali con un grande contenuto morale. La prima grande intuizione morale è che noi entriamo nella vita perché dobbiamo realizzarci, abbiamo compiti ben precisi. Questa è una qualità amante. Il dovere deve crescere nell’amore, dobbiamo provare piacere in ciò che dobbiamo. In termini sociali, è il superamento della frattura tra collettività e individualità.

L’autoeducazione
Quali facoltà sviluppare nel processo autoeducativo?
Amore è la facoltà più nobile. Per Antonovski l’amore è il sentimento di coerenza, coinvolgere nella propria anima tutto il mondo. La prima qualità è la premura, la preoccupazione per la vita e la crescita di ciò che si ama.
La seconda qualità è la responsabilità, la mia risposta ai bisogni espressi ed inespressi dell’altro o di una situazione; sentirsi responsabili vuol dire essere pronti e capaci a rispondere. La terza qualità è l’attenzione per l’altro, la capacità di amare l’altro per quello che l’altro è, vuole essere e ha diritto di essere. Essere innamorati e amare sono cose diverse, è richiesto un sacrificio, una metamorfosi, un superamento di sé.
L’altra facoltà, che le compenetra tutte, è l’amore per la conoscenza. Ci sono tre forme privilegiate in cui l’uomo riesce a superare l’abisso che lo separa dalla realtà, che sono la facoltà di giudizio, la fantasia e l’amore. A queste si aggiungono l’arte e la conoscenza. Capacità d’amare, facoltà artistiche e conoscenza sono l’aspetto più elevato dell’uomo, da cui attingere forze di salute. Possiamo avere un concetto sano tra noi e realizzarlo se coltiviamo nell’anima l’archetipo sano dell’uomo, come cittadino di due mondi. Si esce dalle situazioni puberali dove l’uomo, per libera scelta, comincia a divenire maestro di se stesso. È l’arte dell’uomo di diventare, la capacità di auto educarsi. Ciò che non fai per libertà il mondo ti costringe a farlo per necessità. L’esperienza della solitudine è propria degli uomini del presente. Il bisogno di mettersi in cammino nasce dalla percezione dolorosa che ci separa da tutto questo. I conflitti tipici della nostra società, espressioni del conflitto puberale, sono: il conflitto con la madre, il conflitto tra individualità e comunità. Steiner ha avuto parole durissime nei confronti della disaffezione delle figlie nei confronti della madre. Per le sfide future invece c’è bisogno di una collaborazione della figlia per la madre e viceversa. Chi porta i figli nelle scuole Waldorf non ha solo la fortuna di usufruire di quegli ideali di cui abbiamo parlato prima, ma ha la grande opportunità di completare lo svelamento di sé. L’adulto può incontrare qui l’antroposofia, che fornisce gli strumenti per svelare se stessi. Se riduciamo l’antroposofia a una dottrina, erriamo.
Occorre accogliere in sé un elemento di trasformazione. Creiamo dei pregiudizi. Secondo Rudolf Steiner non dovrebbe essere altro che una sofia, un contenuto di coscienza, l’esperienza interiore dell’anima che ci rende esseri umani completi. Non possiamo tradurre l’antroposofia come saggezza dell’uomo, bensì come coscienza della propria umanità, che ci permette di svelare e realizzare la vera natura dell’Io. Rudolf Steiner, in tutta la sua opera, ha sempre dato esercizi pratici per la trasformazione dell’anima e, parallelamente, elementi per costruire comunità. L’Io, nella sua pienezza, può vivere solo nella fecondazione reciproca, è una sorta di quadratura del cerchio nel dramma di integrare l’elemento terrestre e celeste. È nell’elemento di autoeducazione che il dramma io-comunità si dissolve.
Il più grande onore è quello di far parte della Società Antroposofica, è un po’ come sentirsi alpini: è una nuova comunità che si crea attraverso un esercizio di trasformazione dell’anima, che è l’unico modo per costruire la società del futuro, altrimenti si scontra col corpo astrale. Per ogni comunità è richiesta una corporeità fisica, eterica e astrale: se ciò è stato fatto in modo sano, può diventare una società dove l’Io è l’elemento che forma la nuova comunità. Il corpo fisico di una comunità si sostanzia in un senso per il vero, in cui l’uomo si sente collegato al prenatale. Il senso di verità è la capacità dell’uomo di verifica dei fatti. Quanto manca nelle nostre comunità questo elemento, quanti pettegolezzi! Senza questo senso di verità una comunità ha un corpo fisico malato, nascono pregiudizi e divisioni. La corporeità eterica viene costituita dal senso per la bellezza, ritrovare in ogni manifestazione fisica il rapporto con la direzione spirituale e imparare a vivere con le cose. Il corpo astrale si costruisce invece col senso per la bontà che vuol dire preparare germi per il futuro.
Autonomia di giudizio, fantasia ed elemento morale. È buono chi riesce a trasferire la propria anima nell’altro, da ciò si sostanzia la vera moralità, senza la quale non può essere mantenuta una vera comunità terrena. Un esempio di frattura puberale è il conflitto tra ideali e realtà. L’ideale è distruttivo quando lo sento troppo grande e mi schiaccia o vivo imprigionato nell’ideale.
Qualche giorno fa ero a Parma, al Battistero e mi è venuta incontro l’immagine straordinaria che il Battistero è il primo luogo in cui viene accolto l’Io dalla comunità terrena. Tra gli affreschi c’è Cristo in trono, Colui che dice: “io sono lo sono”, circondato dai simboli dei quattro evangelisti, tre animali e una figura umana: l’archetipo spirituale dell’uomo, il più lontano futuro, con una figura sovrumana dietro di sé, l’eco, intorno tre grandi archetipi e l’angelo, la possibilità dell’uomo di realizzare nell’Io, durante l’esistenza terrena, questi tre grandi ideali.
Questo ha un però. Rudolf Steiner dice che non è possibile costruire nessuna comunità senza la forza di un culto, un atto volitivo, attraverso determinate pratiche, in cui il perituro si collega con l’eterno, un ponte tra sensibile e sovrasensibile, dove il sensibile viene sollevato verso il sovrasensibile. Sia attraverso un cammino interiore, che parte da autoeducazione, fino ad attività meditativa, in cui il rapporto Io-mondo viene sanato. La prima comprensione del mondo spirituale avviene dove l’interesse dell’altro è maggiore del mio, vi è la capacità di destarsi nei confronti della realtà dell’altro, che Rudolf Steiner chiama “culto rovesciato”. È un compito difficile, ma è quello che Steiner ha affidato alla Società Antroposofica, ma è un culto che può attuarsi in ogni comunità. L’altra forma di culto, che non dobbiamo vergognarci a dirci, nasce dalla possibilità che uomini e dei entrino in un nuovo dialogo, così andremo oltre alla frantumazione e alla solitudine, verso l’anima cosciente.
La grande scoperta di Steiner è la triarticolazione praticata nella vita, che è la realizzazione e la conferma che lì vi sono le forze di salute. È l’immagine della salute, la Trinità del vero, del bello e del buono. Portiamo questo nella nostra pedagogia, dobbiamo solo avere la consapevolezza, come adulti, di vivere all’insegna di questi tre principi, allora riusciremo a essere all’altezza dei nostri compiti.
Come diceva Jürgen Smit: “Non siamo all’altezza dei nostri compiti, ma cresciamo coi nostri compiti”.

da ArteMedica n.19