Prospettiva spirituale dei cambiamenti climatici

Un commento sui cambiamenti climatici di Tomas Bonëk, sacerdote della Comunità dei Cristiani ceca.

di Tomas Bonëk

Oggi giorno tendiamo a vedere il clima come una conseguenza dell’inquinamento ambientale antropogeno.
Altra cosa sarebbe, invece, interpretare il clima come una conseguenza dei rapporti morali esistenti sulla Terra. In tal caso, però, la catastrofe climatica che ci minaccia sarebbe ben altro che soltanto esteriore. Essa inviterebbe a imparare a leggere nei segni del tempo le loro cause spirituali.

Moltissimo tempo fa gli uomini vedevano nei mutamenti climatici le conseguenze delle proprie azioni. In molte culture questo è simbolizzato dal mito del diluvio universale.
Anche nella Bibbia si legge: «Siccome il Signore vide che la cattiveria degli uomini era grande sulla Terra e che tutti i pensieri concepiti nel loro cuore erano rivolti continuamente al male, si pentì di aver fatto gli uomini sulla Terra e se ne addolorò in cuor suo, tanto che disse: “Sterminerò dalla faccia della Terra l’uomo da me formato, uomini e animali, rettili e uccelli sotto il cielo, tutto sterminerò, perché mi pento di averli fatti. […] Guarda, io farò venire un diluvio di acqua sulla Terra per distruggere ogni carne che ha alito vitale sotto il cielo. Tutto ciò che è sulla Terra deve morire”» (Genesi 6, 6-8).
La catastrofe acquea descritta non fu però solo distruttiva. Noè divenne fondatore di una nuova cultura. Dalla distruzione e dal caos sono nati un nuovo mondo e una nuova umanità. La fine dell’era glaciale, che viene identificata col diluvio universale, portò con sé un cambiamento climatico essenziale che rese possibile lo sviluppo dell’umanità moderna nelle differenti epoche culturali.
Rudolf Steiner ritiene che questi eventi coincidessero con la scomparsa di Atlantide (vedi ad es. La scienza occultanelle sue linee generali, O.O. 13.

Variazioni antropogene e ordine deducibile dalle stelle
Viviamo in un’epoca di complessivo cambiamento climatico. Molto di ciò che abbiamo appreso nei secoli scorsi sul tempo pare non calzare più. Negli ultimi 12.000 anni il sole non è mai stato così inquieto come dagli anni Trenta del XX secolo. Una delle caratteristiche più significative del nostro tempo è certo il fatto che gli esperti non riescono più a prevedere come si evolveranno questi mutamenti climatici.
A ciò si contrappone però quanto, evidentemente, fa parte di un grande ordine cosmico.
È interessante, ad esempio, che Maria Thun nel suo Calendario delle semine riesca a grandi linee a predire il tempo di un anno deducendolo dalle costellazioni stellari e planetarie. Così, ad esempio, ha previsto che nell’Europa centrale il vero inverno sarebbe iniziato solo dalla metà del gennaio 2007. Effettivamente, mentre sto scrivendo queste righe, qui a Praga cade la prima neve di quest’inverno.

Michelangelo, Il diluvio universale (particolare della Cappella Sistina)

Il clima è un gioco combinato tra uomo, Terra e cosmo
Si può dunque pensare che il pendolo dei cambiamenti naturali sia stato indotto a oscillare più vivacemente da noi uomini, ma che le oscillazioni di per sé siano una parte integrante della “naturale” evoluzione climatica?
Allora si può forse dire: “l’essere umano influenza il clima” e al contempo “il clima influenza gli esseri umani”. Nonostante nei tempi antichi la cosa venisse intesa diversamente da oggi, questa sembra essere una constatazione sempre molto attuale. È quindi giustificato chiedersi come si potrebbero fermare questi mutamenti. Sembra tuttavia che persino il sistema “naturale” non sia più in equilibrio e che le forze scatenanti non siano tutte in potere degli uomini.
Di conseguenza sembra più opportuno chiedersi come potremo imparare a vivere in (e con) questa situazione alterata.
L’aspetto emozionante del nostro tempo consiste nel fatto che avvengono contemporaneamente notevoli modifiche a molti livelli.
Anche la cosiddetta globalizzazione è una potente “modifica climatica”. La Terra non è mai stata soggettivamente piccola per l’umanità come oggi. Mai così tante persone sono state interiormente ed esteriormente così prive di patria eppure al contempo tanto legate tra loro. Le antiche tradizioni non sono state mai messe tanto in discussione e mai su ampie zone della Terra ha regnato un’insicurezza di simile entità sulla possibile continuità della vita.
Tutte e tre queste modifiche, quelle del cielo, degli elementi e degli uomini, vengono descritte nel Vangelo: «Vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle; e sulla Terra le genti si troveranno in angoscia e il mare e i suoi flutti rimbomberanno […]; poiché anche le potenze del cielo si muoveranno.» Viene aggiunto un importante argomento: «E allora vedranno venire il Figlio dell’Uomo in una nube con grande potenza e gloria» (Luca 21, 25-27).

Un tornado

Come reagiremo
Quando scompare la terra solida sotto i piedi e tutto si mette in movimento, gli esseri umani sono particolarmente recettivi allo spirito. I tempi inducono a osservare la situazione mondiale in modo da riconoscere un messaggio dietro alle manifestazioni.
Sappiamo da Rudolf Steiner che persino i terremoti sono provocati dai moti animici degli esseri umani. Da lui sappiamo però anche che il più grande mistero dei nostri tempi è la crescente presenza del Cristo nell’eterico.
Se domani tutto si metterà in movimento non ci si dovrà più chiedere come e perché, ma piuttosto come reagiremo. Tutti coloro che intendono appoggiarsi alle esperienze del passato non sapranno che fare.
In futuro occorrerà adottare una visione vivente del presente. A sopravvivere sarà l’uomo in grado di imparare ad amare il proprio destino in tutte le sue trasformazioni e capace di guardare verso l’interno con nuova coscienza ridestata e verso l’esterno con compassione. (Rudolf Steiner, Uomo terreno e uomo cosmico, O.O. 133)
Il nuovo che cerca di farsi avanti dal centro del caos vuole venire riconosciuto! Solo così c’è speranza che il caos non si trasformi in una catastrofe e che noi si pervenga a una condizione esistenziale elevata anziché rovinosa, eterica anziché “solo” biologica.

Da ArteMedica n. 6, estate 2007 (tratto da Das Goetheanum)